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domenica 9 marzo 2008

CYBERPUNK



Il cyberpunk, termine usato per definire un genere inizialmente solo letterario, nasce dalle costole della fantascienza per poi prendere corpo e divenire movimento a sé stante. Siamo agli inizi degli anni ottanta in America, la fantascienza “ufficiale” vive un periodo di depressione invettiva che oramai dura da una decade, un gruppo di giovani scrittori, quasi tutti sulla trentina, si raduna attorno ad un nome, Mirrorshades Movement (movimento degli occhiali a specchio). All'ombra di questo nome muovono i primi passi scrittori del calibro di Bruce Sterling, Rudy Rucker, Lewis Shiner, John Shirley, William Gibson. Gibson e Sterling saranno nel tempo considerati i due massimi esponenti del movimento. Il primo su tutti diventerà, per la critica, il punto di riferimento del genere Cyberpunk e un suo romanzo il "Neuromante" sarà ritenuto il manifesto del movimento. Prima di capire le peculiarità, le innovazioni letterarie e i temi trattati dai Cyberpunk, vanno ricordati alcuni autori che a tutti gli effetti sono stati i precursori di questo genere: Aldous Huxley, George Orwell con il suo romanzo cult "1984", James Ballard e per finire Philip K.Dick, di quest'ultimo il romanzo "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?" che in seguito ispirerà il film di Ridley Scott, "Blade Runner". Film miliare che aprirà le porte del cinema al Cyberpunk.
La parola composta Cyberpunk- termine reso popolare dal critico Gardner Dozois e che molti autori del genere sentono stretto- richiama immediatamente due concetti: il Cyber ovvero la tecnologia, ma meglio ancora la tecnologia più moderna e attuale in un certo momento storico e il Punk, movimento di ribellione giovanile che alla base ha il rifiuto per qualsiasi forma di controllo, in particolare quello sociale esercitato dai mass-media, dalle istituzioni, dalle organizzazioni e dal mercato economico. Da questa veloce analisi terminologica si può capire immediatamente quali sono le due fugure fondamentali su cui il movimento fantastica: la tecnologia e l'uomo. Ma abbiamo bisogno di ulteriori fonti per capire l'humus da cui traggono ispirazione i giovani autori dagli occhiali a specchio.
Abbiamo detto che siamo negli anni ottanta, la tecnologia ad uso popolare si evolve, cambia, i walkman, i compact disc, i video registatori, le videocamere portatili, televisioni ad alta definizione, i fax, le antenne paraboliche per captare i segnali dei satelliti, i personal computer, iniziano ad entrare nelle case e nei luoghi di lavoro di molte genti. Assieme a questo cambiamento tecnologico si trasforma anche il modo di vestire, la musica, l'estetica viene affiancata dalla chirurgia plastica. Le informazioni arrivano più velocemente, la comunicazione di massa conquista nuove frontiere e i mercati finanziari con le loro leggi sembrano sostituire vecchie logiche geopolitiche, religioni e filosofie provenienti dall'oriente, conosciute negli anni settanta, escono dalla nicchia per prendere un posto di prima fila nel costume occidentale. Questo è l'affresco culturale che ci permette di capire in pieno da dove nasca la scintilla creativa degli autori. Non ci sono più i viaggi interstellari alla scoperta di nuovi mondi o guerre intergalattiche fra alieni e umani e le vicende non accadono in epoche molto lontane dal lettore, elementi questi che possono essere considerati tratti caratterizzanti della fantascienza ufficiale. C'è l'uomo e il suo rapporto con il mondo e la societa, il tutto pervaso dall'elettronica e da visioni postmoderne che rendono lo scenario, in cui si muovono i personaggi cyberpunk, cupo e angosciante, nichilistico e alienante. L'uomo nonostante l'ausilio di una tecnologia sofisticata alla portatta di tutti non sembra evolversi verso un futuro ottimista ma piuttosto sembra tornare ad uno stato di natura Hobbesiano, in cui le grandi multinazionali prendono il posto degli attuali governi e la legge viene dettata dal più forte ovvero da chi possiede le roccaforti della comunicazione di massa. Il mondo sembra sempre più diviso fra i potenti e chi non ha niente, i valori morali ed etici che nella modernità avevano tenuto a bada il relativismo si disintegrano lasciando il posto all'anarchia e all'anomismo. L'individuo sembra completamete soggiogato da queste dinamiche che lo trascinano verso una deriva, interiore ed esteriore, senza speranza di inversione. Eppure fra i nodi della rete giovani hacker creano un'altra realtà, il cyberspazio, in cui vivono, comunicano e si organizzano per lottare contro il sistema. Questi sono i nuovi punk, i nuovi ribelli, coloro che non ci stanno e che sfruttano le possibilità date dalla tecnologia per essere coscienti di ciò che gli accade intorno.
Con questi ragazzi il quadro si chiude e prende definitivamente forma lasciando, spero, capire cosa sia il Cyberpunk.

di Orlando Del Grosso

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